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Più di 60 operatori uniti nella Coalizione che rappresenta per la prima volta l’intera filiera della connettività wireless fissa Nasce a Roma la prima Coalizione del Fixed Wireless Access (CFWA): oltre 60 operatori italiani della filiera della connettività wireless fissa già aderenti e determinate a diventare un unico e autorevole interlocutore nel dibattito italiano sulla banda ultralarga.

  • Papesolution
  • April 28, 2016
  • Public

È NATA LA “COALIZIONE FWA” 61 OPERATORI TRA CUI CIRCA 40 PICCOLE TELCO CHE ASSIEME VALGONO 3 MILIARDI DI FATTURATO. CHIEDONO CHE LE LORO TORRI SIANO COLLEGATE IN FIBRA PER VELOCIZZARE GLI OBIETTIVI DEL PIANO DEL GOVERNO.

Sono quaranta piccole telecom, sono tutte italiane, hanno investito in una loro infrastruttura dell’ultimo miglio e portano la banda larga nei piccoli paesi, anche i più sperduti, fin nelle case coloniche e nei casali isolati, offrendo connessione dove Telecom arriva poco, spesso male e ancora più spesso mai. Sono realtà locali, a parte qualche operatore maggiore, come Eolo, che è infatti stato tra i motori dell’iniziativa, e da soli pesano poco. Ma da quando hanno iniziato a parlarsi e a contarsi hanno scoperto che messi assieme valgono un milione di utenti connessi, tra famiglie e imprese, ossia l’11% delle linee a banda larga italiane. E’ così che è nata, lo scorso 12 aprile, la Coalizione Fwa, dove la sigla sta per Fixed Wireless Access. Loro sono i Wisp, i wireless internet provider. Fuori dagli anglicismi, sono gli operatori telefonici che portano la connessione a casa degli utenti con cavi ma con ponti radio fino alle case degli utenti, da dove il segnale viene poi distribuito in wi-fi. Una coalizione che raccoglie una sessantina di soggetti che rappresentano l’intera filiera del cosiddetto “wireless fisso”: “Nella Coalizione Fwa non ci sono solo gli operatori, che pure sono oltre 40 – spiega infatti Luca Spada, fondatore e ad di Eolo e primo presidente della Coalizione – E’ rappresentata tutta la filiera. Ci sono i tower operator, come Ei Tower, c’è Eutelsat, i system integrator come Sirti, e altri si aggiungeranno presto. Già ora rappresentiamo una realtà che vale 3 miliardi di fatturato complessivo con oltre 8.500 dipendenti diretti, a cui vanno aggiunti altri 1000/1.500 di indiretti. Assieme rivendichiamo di aver portato la competizione infrastrutturale in parti consistenti del paese che altrimenti sarebbero rimaste in una condizione di divario digitale. Un milione di utenti tra famiglie e imprese sono connessi grazie alle nostre reti. E potrebbero passare in pochissimo tempo sulla fibra se i bandi di gara che il governo ha promesso per la fine del mese sulle modalità di utilizzo delle risorse pubbliche nelle aree a fallimento di mercato, i cluster C e D, terranno conto delle nostre infrastrutture». Potrebbe sembrare una contraddizione che nelle zone a fallimento di mercato ci sia di fatto concorrenza tra Telecom e i wisp del wireless fisso, ma in realtà non è così. Le attuali reti delle telco aderenti alla Coalizione sono un efficace sostituto dell’Adsl, anzi, il più delle volte perfino molto più efficaci. Ma le reti attuali sono un misto di connessioni in ponte radio e di reti via cavo e non possono portare la banda ultralarga. «Noi come operatori stiamo facendo la nostra parte per preparaci a portare connessioni da 30 mega e anche oltre – spiega ancora Spada – Stiamo intanto migrando dalle prime reti hyperlan, su frequenze libere, non regolate, a frequenze specificamente assegnate: questo comporto più qualità e sicurezza, ma poi c’è il collo di bottiglia del collegamento delle torri al resto della rete. Con lo stato dell’arte attuale possiamo arrivare ai 10 mega ma non oltre. Se avessimo le nostre torri collegate in fibra potremmo dare tranquillamente fino a 100 mega anche nel cluster D». La richiesta della Coalizione è dunque questa: che il Mise, scrivendo i bandi di gara, indichi esplicitamente il collegamento delle torri dei wisp italiani. E’ questo infatti il punto critico del bando: la fibra non deve limitarsi ad innalzare la capacità della rete di Telecom Italia ma deve valorizzare tutto lo stock di investimenti esistenti da chiunque realizzati. E da questo punto di vista l’arrivo in questo mercato di Enel Open Fiber è visto dagli aderenti alla Coalizione come un fattore indubbiamente positivo: la rete Enel che farà da base ai nuovi cablaggi della società guidata da Tommaso Pompei non corrisponde che in minima parte alla rete dei cavi in rame di Telecom Italia e sarà quindi più facile ricomprendere nella posa della nuova fibra ottica anche le circa 6 mila torri del wireless fisso. Cosa che accadrà sia che a vincere i bandi di gara sia Eof, ossia Open Fiber, sia che siano altri soggetti che comunque potranno utilizzare le infrastrutture della rete elettrica contrattando direttamente con Enel Distribuzione. «Quello che ci impegniamo fin d’ora ad offrire a a chi vincerà le gare nei cluster C e D – continua Spada- è un accordo che ricalca quello siglata da Eof con Vodafone e Wind per i cluster A e B: come le nostre torri verranno rilegate in fibra, noi ci impegniamo a spostare tutti i nostri clienti e il relativo traffico sulla nuova rete. Chi avrà posato i cavi avrà da subito un ritorno economico, noi potremo da subito implementare il nostro servizio con i collegamenti più veloci. E potremo anche migliorare le nostre reti perché tutti i ponti radio che oggi collegano le antenne tra di loro e fino al loro ingresso nella rete cablata non verranno spenti ma utilizzati solo per ridondanza, come una rete secondaria di sicurezza. E il tutto si potrà realizzare anche in tempi molto brevi se ci verranno date le condizioni per farlo. A questo proposito c’è un’ultima richiesta al governo: di procedere in fretta all’assegnazione al wireless fisso dei 200 megahertz nella banda di frequenza 3.6 ghz così come prevede la politica europea dello spettro radio. A quel punto la banda ultralarga a 100 mega sarà realtà a tutti gli effetti».Un’ultima avvertenza: la dicitura “piccoli paesi” e “case sparse” possono trarre in inganno. Qui si sta parlando di una parte molto consistente d’Italia. Il 43% degli oltre 8 mila comuni italiani ha meno di 2 mila abitanti, e il 23,6% ne ha meno di mille. Ma i cluster C e D sono ancora più ampi: il D annovera circa 5 mila comuni, pari al 30% della popolazione italiane; il C 2.600 con il 24% della popolazione. Questo vuol dire che, volendo, il governo potrebbe raggiungere l’obiettivo del 50% della popolazione italiana connessa a 100 mega già con la sola rete delle aree a fallimento di mercato. E potrebbe farlo ben prima del 2020. Se manterrà la promessa dei bandi entro fine mese, si potrebbero far svolgere le gare per fine anno e si potrebbero accendere le nuove reti già nella seconda metà del 2017. Sopra, una piccola parabola: è un’antenna per la connessione in banda larga di un’abitazione rurale. Il segnale viene poi distribuito in wi-fi, come nei normali modem per la rete fissa. Sotto, Luca Spada.

di Stefano Carli

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