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Category "In evidenza"

Nell’ultima riunione di consiglio tenutasi il 26 marzo 2021 Sara Servili è stata eletta Secondo Vice Presidente della Coalizione CFWA.
Nata a Milano si innamora di Marche e Umbria e decide di investire il suo know-how e le sue risorse a servizio di questi due territori.
Orgogliosa sostenitrice dell’imprenditoria femminile nel paese, ricopre ruoli autorevoli, come quello di Presidente del gruppo ICT di Confartigianato Macerata dal 2012, di Presidente del gruppo sostenitori Unicam, membro del consiglio interprovinciale di Confartigianato Macerata-Fermo-Ascoli Piceno, Presidente del suo Gruppo Donna Impresa e Ceo & Founder di Fìdoka srl, azienda di telecomunicazioni associata a CFWA.
Una risorsa importante per il Consiglio Direttivo, che vede dunque aumentare il bagaglio di risorse e competenze.

CFWA, Coalizione del Fixed Wireless Access, è intervenuta alla WISP CONFERENCE 2020 (http://wispconference.sicetelecom.it/) per parlare di Banda Ultralarga e Digital Divide, due temi oggi ancora più attuali. Il presidente di CFWA Enrico Boccardo – intervenendo alla conferenza – ha dichiarato che la situazione di emergenza sanitaria ha evidenziato il ruolo delle reti fixed wireless per la diffusione della banda ultralarga nel nostro Paese dove ancora molte aree non sono raggiunte da connettività veloce. Durante il suo intervento, il Presidente ha illustrato quali potranno essere i nuovi scenari di business per gli operatori dell’industria FWA e in che modo i piccoli e medi operatori potranno iniziare a utilizzare altre frequenze, come la banda 60GHz per connettere sempre di più i cittadini e le imprese.

CFWA – è una associazione che raggruppa 60 operatori della filiera FWA. Come Coalizione raggruppiamo tutti gli attori della filiera del FWA, non solo gli operatori, anche i fornitori di apparati, i sistemisti e i tower operators. I numeri, in costante crescita, testimoniano che c’è una industry ormai matura che ha portato grande ricchezza sui territori in termini di economie, di lavoro e di innovazione. Per continuare a crescere abbiamo bisogno di accedere a piu’ frequenze a prezzi piu’ bassi. Abbassare i costi delle frequenze che usiamo per i ponti radio risolverebbeil digital divide di molte aree remote dove la fibra tarderà ad arrivare, perché ci permetterebbe di investire in queste zone in maniera remunerativa. L’FWA può inoltre rappresentare la soluzione per colmare rapidamente il divario digitale esistente tra il nostro Paese e gli altri partner europei.

– Il FWA in italia cresce, e cresce bene! Totale linee: 1,42 milioni di accessi
Variazione giugno 2019 – giugno 2020 +12,1%

– circa FTTC è da notare che è cresciuto esattamente quanto ha perso il DSL anche perchè sono stati aperti gli armadietti di TIM durante il primo lockdown su ordine di agcom

– circa FTTH Totale linee: 1,46 milioni di accessi si parla di SORPASSO SU FWA, si sorpasso… ma siamo a 1,46 su 1,42 anche se la variazione è significativa gli accessi sono quelli.

POSIZIONE DI CFWA SULL’USO DELLA BANDA DI FREQUENZE 60 Ghz (la seconda rivoluzione dopo il wifi)
Si è svolta nell’estate la consultazione pubblica del MISE per l’apertura di questa banda di frequenze, abbiamo partecipato e siamo in attesa dell’esito.

Si tratta di una frequenza che negli Stati Uniti, nel Regno Unito ed in altri stati in Europa è già utilizzata in modalità non licenziata per l’accesso in ambito urbano denso e per applicazione di backhaul per reti di videosorveglianza, wifi e smart city

Con questi apparati radio si creano delle celle di piccole dimensioni (200-400 metri) grazie all’installazione su pali a livello stradale in prossimità degli edifici che si intende coprire.

Consideriamo la necessità di avvalerci della banda 60Ghz come una priorità assoluta per la realizzazione di connessioni gbps in ambito urbano e non solo, potenziando quindi l’infrastruttura di accesso pesantemente messa sotto sress in questa delicata fase

Come CFWA, prevediamo una crescita continua della domanda nella banda in questo periodo di emergenza, e per livelli molto elevati è dunque urgente lo sblocco della frequenza 60GHz per dare capacità ai backhaul (multigigabit) per connettività urbana anche in aree remote, e per continuare a soddisfare i requisiti di capacità ancora più elevate di questi giorni critici.

Esistono numerosi vendor associati a CFWA e non con soluzioni disponibili su questa frequenza e/o in fase di immediato rilascio

anche il MISE è pronto visto che autorizzato sperimentazioni ad alcuni operatori nostri associati: quindi non è richiesta alcuna pianificazione radio e quindi nessun lavoro per il regolatore e nemmeno per il Ministero.
Tutta la filiera rappresentata da CFWA è pronta da anni ad usare queste frequenze: ci aspettiamo la messa a disposizone della banda 60 GHz in tempi rapidi da parte del Ministero Sviluppo Economico che ha già approvato sperimentazioni ora in corso. Manca solo la commercializzazione, ossia l’autorizzazione per gli operatori a usarle per offrire servizi al pubblico.

FREQUENZE PONTI RADIO – la proposta di CFWA per una immediata soluzione del divario digitale nelle aree remote

– una delle più importanti barriere all’ingresso che ostacola il business degli operatori che offrono connessioni Internet senza fili è rappresentato dal costo per acquisire le licenze in generale e in particolare quelle utili per i cosìdodetti ponti radio: si tratta di frequenze che vengono assegnate dal ministero dello sviluppo economico dipartimento delle comunicazioni e che servono per collegare 2 ponti radio e quindi per avvicinarsi sempre di più a casa dell’utente finale senza fare scavi

– oggi queste frequenze vengono assegnate dal ministero, secondo un listino che crea delle condizioni di svantaggio per gli operatori più piccoli perchè l’attuale normativa prevede delle forti scontistiche solo per chi acquisisce centinaia di ponti radio

– i piccoli operatori wireless regionali che avrebbero bisogno di poche decine di licenze le devono acquisire a prezzo pieno, investendo decine di migliaia di euro per comprare frequenze per collegare solamente pochi abbonati che sarebbero interessati nelle aree geografiche del nostro Paese dove Internet non arriverà mai, nemmeno con gli aiuti di Stato.

– E’ chiaro quindi che abbassando il costo di queste frequenze si potrebbe ricollegare più velocemente e più facilmente un nucleo di case sparse e quei centri dove nessun operatore individua la possibilità di avere un ritorno degli investimenti

– CFWA chiede una rimodulazione del listino delle frequenze per i primi 80 collegamenti che un operatore acquista, in modo da favorire la proliferazioni di reti locali che vanno a ricucire le aree svantaggiate ricollegandole alla rete Internet in modo che anche un operatore FWA possa individuare un ritorno degli investimenti secondo il modello di business degli operatori wireless, piu’ snelli e più abili a connettere le aree remote del nostro Paese.

CFWA accoglie con favore la “Consultazione pubblica sull’uso futuro della banda di frequenze a 60 GHz” e ringrazia il Ministero dello sviluppo economico per aver avuto la sensibilità di raccogliere prontamente dai vari attori del mercato il crescente interesse in merito all’utilizzo della banda di frequenze in oggetto. E’ stata trasmessa infatti al Mise il 14 settembre 2020 la Consultazione pubblica sull’uso futuro della banda di frequenze a 60 GHz profotta da CFWA.

A questo link è possibile visionare il documento integro.

Qui di seguito le schede tecniche degli apparati operanti sulla banda di frequenze 60 GHz già disponibili sul mercato:

 

“Portare la connessione nelle zone con maggior digital divide è da sempre il nostro obiettivo”. Così Luca Spada, Presidente della Coalizione Fixed Wireless Access – che riunisce oltre 60 operatori italiani che lavorano nella filiera della connettività wireless fissa – esordisce in una lettera indirizzata a Infratel a margine della consultazione sulle “Aree Grigie e Nere”.

  • Papesolution
  • May 31, 2016
  • Public

Più di 60 operatori uniti nella Coalizione che rappresenta per la prima volta l’intera filiera della connettività wireless fissa Nasce a Roma la prima Coalizione del Fixed Wireless Access (CFWA): oltre 60 operatori italiani della filiera della connettività wireless fissa già aderenti e determinate a diventare un unico e autorevole interlocutore nel dibattito italiano sulla banda ultralarga.

  • Papesolution
  • April 28, 2016
  • Public

È NATA LA “COALIZIONE FWA” 61 OPERATORI TRA CUI CIRCA 40 PICCOLE TELCO CHE ASSIEME VALGONO 3 MILIARDI DI FATTURATO. CHIEDONO CHE LE LORO TORRI SIANO COLLEGATE IN FIBRA PER VELOCIZZARE GLI OBIETTIVI DEL PIANO DEL GOVERNO.

Sono quaranta piccole telecom, sono tutte italiane, hanno investito in una loro infrastruttura dell’ultimo miglio e portano la banda larga nei piccoli paesi, anche i più sperduti, fin nelle case coloniche e nei casali isolati, offrendo connessione dove Telecom arriva poco, spesso male e ancora più spesso mai. Sono realtà locali, a parte qualche operatore maggiore, come Eolo, che è infatti stato tra i motori dell’iniziativa, e da soli pesano poco. Ma da quando hanno iniziato a parlarsi e a contarsi hanno scoperto che messi assieme valgono un milione di utenti connessi, tra famiglie e imprese, ossia l’11% delle linee a banda larga italiane. E’ così che è nata, lo scorso 12 aprile, la Coalizione Fwa, dove la sigla sta per Fixed Wireless Access. Loro sono i Wisp, i wireless internet provider. Fuori dagli anglicismi, sono gli operatori telefonici che portano la connessione a casa degli utenti con cavi ma con ponti radio fino alle case degli utenti, da dove il segnale viene poi distribuito in wi-fi. Una coalizione che raccoglie una sessantina di soggetti che rappresentano l’intera filiera del cosiddetto “wireless fisso”: “Nella Coalizione Fwa non ci sono solo gli operatori, che pure sono oltre 40 – spiega infatti Luca Spada, fondatore e ad di Eolo e primo presidente della Coalizione – E’ rappresentata tutta la filiera. Ci sono i tower operator, come Ei Tower, c’è Eutelsat, i system integrator come Sirti, e altri si aggiungeranno presto. Già ora rappresentiamo una realtà che vale 3 miliardi di fatturato complessivo con oltre 8.500 dipendenti diretti, a cui vanno aggiunti altri 1000/1.500 di indiretti. Assieme rivendichiamo di aver portato la competizione infrastrutturale in parti consistenti del paese che altrimenti sarebbero rimaste in una condizione di divario digitale. Un milione di utenti tra famiglie e imprese sono connessi grazie alle nostre reti. E potrebbero passare in pochissimo tempo sulla fibra se i bandi di gara che il governo ha promesso per la fine del mese sulle modalità di utilizzo delle risorse pubbliche nelle aree a fallimento di mercato, i cluster C e D, terranno conto delle nostre infrastrutture». Potrebbe sembrare una contraddizione che nelle zone a fallimento di mercato ci sia di fatto concorrenza tra Telecom e i wisp del wireless fisso, ma in realtà non è così. Le attuali reti delle telco aderenti alla Coalizione sono un efficace sostituto dell’Adsl, anzi, il più delle volte perfino molto più efficaci. Ma le reti attuali sono un misto di connessioni in ponte radio e di reti via cavo e non possono portare la banda ultralarga. «Noi come operatori stiamo facendo la nostra parte per preparaci a portare connessioni da 30 mega e anche oltre – spiega ancora Spada – Stiamo intanto migrando dalle prime reti hyperlan, su frequenze libere, non regolate, a frequenze specificamente assegnate: questo comporto più qualità e sicurezza, ma poi c’è il collo di bottiglia del collegamento delle torri al resto della rete. Con lo stato dell’arte attuale possiamo arrivare ai 10 mega ma non oltre. Se avessimo le nostre torri collegate in fibra potremmo dare tranquillamente fino a 100 mega anche nel cluster D». La richiesta della Coalizione è dunque questa: che il Mise, scrivendo i bandi di gara, indichi esplicitamente il collegamento delle torri dei wisp italiani. E’ questo infatti il punto critico del bando: la fibra non deve limitarsi ad innalzare la capacità della rete di Telecom Italia ma deve valorizzare tutto lo stock di investimenti esistenti da chiunque realizzati. E da questo punto di vista l’arrivo in questo mercato di Enel Open Fiber è visto dagli aderenti alla Coalizione come un fattore indubbiamente positivo: la rete Enel che farà da base ai nuovi cablaggi della società guidata da Tommaso Pompei non corrisponde che in minima parte alla rete dei cavi in rame di Telecom Italia e sarà quindi più facile ricomprendere nella posa della nuova fibra ottica anche le circa 6 mila torri del wireless fisso. Cosa che accadrà sia che a vincere i bandi di gara sia Eof, ossia Open Fiber, sia che siano altri soggetti che comunque potranno utilizzare le infrastrutture della rete elettrica contrattando direttamente con Enel Distribuzione. «Quello che ci impegniamo fin d’ora ad offrire a a chi vincerà le gare nei cluster C e D – continua Spada- è un accordo che ricalca quello siglata da Eof con Vodafone e Wind per i cluster A e B: come le nostre torri verranno rilegate in fibra, noi ci impegniamo a spostare tutti i nostri clienti e il relativo traffico sulla nuova rete. Chi avrà posato i cavi avrà da subito un ritorno economico, noi potremo da subito implementare il nostro servizio con i collegamenti più veloci. E potremo anche migliorare le nostre reti perché tutti i ponti radio che oggi collegano le antenne tra di loro e fino al loro ingresso nella rete cablata non verranno spenti ma utilizzati solo per ridondanza, come una rete secondaria di sicurezza. E il tutto si potrà realizzare anche in tempi molto brevi se ci verranno date le condizioni per farlo. A questo proposito c’è un’ultima richiesta al governo: di procedere in fretta all’assegnazione al wireless fisso dei 200 megahertz nella banda di frequenza 3.6 ghz così come prevede la politica europea dello spettro radio. A quel punto la banda ultralarga a 100 mega sarà realtà a tutti gli effetti».Un’ultima avvertenza: la dicitura “piccoli paesi” e “case sparse” possono trarre in inganno. Qui si sta parlando di una parte molto consistente d’Italia. Il 43% degli oltre 8 mila comuni italiani ha meno di 2 mila abitanti, e il 23,6% ne ha meno di mille. Ma i cluster C e D sono ancora più ampi: il D annovera circa 5 mila comuni, pari al 30% della popolazione italiane; il C 2.600 con il 24% della popolazione. Questo vuol dire che, volendo, il governo potrebbe raggiungere l’obiettivo del 50% della popolazione italiana connessa a 100 mega già con la sola rete delle aree a fallimento di mercato. E potrebbe farlo ben prima del 2020. Se manterrà la promessa dei bandi entro fine mese, si potrebbero far svolgere le gare per fine anno e si potrebbero accendere le nuove reti già nella seconda metà del 2017. Sopra, una piccola parabola: è un’antenna per la connessione in banda larga di un’abitazione rurale. Il segnale viene poi distribuito in wi-fi, come nei normali modem per la rete fissa. Sotto, Luca Spada.

di Stefano Carli

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